Fantaconcorso IRC - Diario di viaggio

Al termine di questo avvincente e – a tratti - spericolato tour tra le regioni d’Italia, proverò a scrivere qualche breve considerazione sulle quote del 70% e del 30% del contingente IRC, rispettivamente destinate agli insegnanti di ruolo e a quelli a tempo determinato, alla luce dell’attuale normativa concorsuale che riserva (solo) il 50% dei posti allo straordinario, lasciando il restante 50% alla procedura ordinaria.
Come è noto, al concorso può essere destinata (solo) la parte libera del 70% dei posti in ciascun settore di ogni regione, dunque, ci siamo resi conto che i posti autorizzati dal MEF sono molto pochi rispetto agli idr impiegati in ogni regione, poiché parte di questa quota risulta già occupata. Malgrado ciò, in molte situazioni regionali, non è auspicabile che la quota del 70% venga innalzata poiché la differenza tra una situazione potenzialmente a rischio, o non, per i precari storici non deriva solo dal numero dei posti disponibili. Per stimare il pericolo del 50% di ordinario a danno dei precari storici, occorre considerare il numero di aspiranti “under 36 mesi” o supplenti presenti in ogni regione che abbiano determinate caratteristiche (con titolo e idoneità, senza incarico annuale o con incarico non completo). Altro fattore di rischio è l’abbondanza di spezzoni, i numeri riportati dalla tabella del contingente, infatti, corrispondono a incarichi con orario cattedra e non agli idr realmente presenti sul territorio. Le notizie circa gli elenchi di merito e la presenza di liste di supplenti titolati in alcune regioni non sono affatto confortanti per i precari storici che rischiano, dopo più di vent’anni di lavoro, di vedersi scavalcati dai colleghi giovani.
In alcune regioni gli ISSR hanno sempre molti nuovi iscritti, ai quali dovrebbe essere detto chiaramente – chiamatela a vostro piacimento parresia o carità cristiana – che non vi sono concrete possibilità di insegnamento nelle diocesi di quelle regioni e che dovrebbero valutare al termine degli studi la fondata possibilità di provare in altre regioni (più a settentrione) ad inserirsi nel meraviglioso mondo della scuola. Tra l’altro, le numerose iscrizioni presso gli ISSR di queste regioni concorrono ad incrementare il numero di coloro che aspirano all’ordinario, a cui è destinato il 50% dei posti da mettere a bando.
In alcune regioni i dati sono alterati dalla pratica degli spezzoni, oltre che dall’enorme numero di supplenti titolati. È proprio lì che il 30% mostra la sua utilità. Si spera, infatti, che questa quota riesca almeno a contenere il rischio di perdita del lavoro dei colleghi che hanno dedicato la vita a questa professione, soprattutto di quelli che lavorano da oltre un ventennio e che più difficilmente potrebbero trovare collocazione altrove.
Alcuni direttori di Uffici Scuola Diocesani pensano erroneamente di poter avere nella certificazione dell’idoneità un alleato per contenere i numeri, ma tale sistema rappresenta un mero atto amministrativo che certifichi, appunto, la realtà esistente e difficilmente potrà fungere da filtro all’accesso al concorso, pena la possibilità di molti ricorsi che sarebbero senza dubbio vincenti.
Nella varietà del panorama italico, abbiamo anche incontrato regioni che nel 2004 furono penalizzate da pesanti e spesso contestabili bocciature. Oggi queste detengono la disponibilità di posti più alta per un eventuale concorso. Le esperienze si differenziano tra le diverse diocesi, ma mediamente in queste regioni non ci sono lunghe liste di supplenti titolati. Gli aspiranti all’ordinario potrebbero non essere tantissimi, dunque esiste la possibilità che la quota del 50% non venga completamente riempita, qui la quota del 30% perde di molto la sua utilità. Altrettanto discutibile il ruolo del 70% nelle regioni dove permangono i residui delle graduatorie del 2004: centinaia di colleghi con più di trent’anni di servizio e un concorso superato che ancora non possono trovare giustizia per i limiti imposti dalla capienza raggiunta di questa quota. Questi colleghi vedono forte il rischio che in almeno un settore delle loro regioni non venga bandito alcun concorso. Viceversa, nell’altro dei due settori invece, potrebbe esserci tranquillamente un concorso anche se il numero di posti da destinare al ruolo è molto basso. Questo numero limitato di posti, però, fa sì che i vincitori dell’eventuale concorso ordinario, a cui è destinato il 50% dei posti, potrebbero essere più facilmente riassorbiti con corrispondenti posti nella quota del 30%. Del resto i vincitori della procedura straordinaria sarebbero immessi in una graduatoria a scorrimento fino a totale esaurimento che potrebbe continuare a scorrere negli anni parallelamente a quella del 2004.
La quota del 50% da destinare all’ordinario che per alcuni rappresenta un’opportunità, per moltissimi altri resta il grosso limite del sistema di reclutamento previsto dalla normativa vigente, con possibili ricadute davvero gravi sulla vita delle persone. Se non è il caso di andarne ad intaccarne la portata, elevando la quota del 70% proprio ora, si può forse almeno prevedere di legare questo innalzamento allo scorrimento delle graduatorie del concorso straordinario e di quello del 2004.
Il mio intento, in questo lavoro di esplorazione, è stato duplice: anzitutto offrire un ampio e dettagliato panorama informativo circa la variegata e complessa situazione delle diverse regioni. In secondo luogo, rilanciare il dibattito, che speriamo non venga mai sopito o messo a tacere, sul nostro mondo di insegnanti di religione cattolica, con tutte le sue peculiarità e specificità, che vanno conosciute anzitutto proprio da noi stessi.