Aggiungi un posto a tavola che c'è un amico in più???

Pochi giorni fa, leggendo con attenzione la scheda tecnica del DL n. 69 del 13 giugno 2023, cosiddetto salva infrazioni, abbiamo appreso che il comma 1 dell’ articolo 15, limitatamente all’anno 2023, estende il riconoscimento della Carta del docente, prevista dalla L. 107/2015 per un importo di 500 euro annui a persona, anche ai docenti con contratto di supplenza annuale su posto vacante e disponibile. La RT, riferisce che la disposizione, nel prevedere l’estensione per l’anno 2023 del riconoscimento della c.d. carta docenti al personale docente con contratto di supplenza annuale, prende in considerazione solo la tipologia di posti che, che fanno parte dell’organico di diritto e quindi danno origine ad un contratto continuativo di durata annuale che copre l’intero anno scolastico. La disposizione, quindi, estende il beneficio della carta ad un numero di supplenti annuali pari a 67.497 unità, a cui si aggiungono 16.470 docenti di religione cattolica. Il personale docente con contratto a tempo indeterminato è di 698.894 unità, a cui si aggiungono 10.490 docenti di religione cattolica, per un totale di 709.384. Leggendo tra le righe, in questi numeri, possiamo cogliere un elemento preoccupante. Non disponiamo ancora della tabella dell’organico aggiornata, ma facendo un calcolo sulla tabella dello scorso anno scolastico, il collega Simone Sandra, è giunto a calcolare un numero di incaricati annuali di circa 14000 docenti, più di 2000 docenti in meno di quelli previsti dalla scheda tecnica. Cosa può suggerire questo dato? I docenti che beneficiano della carta del docente non sono solo quelli con orario cattedra completo, ma tutti coloro che hanno incarico al 31/12, ciò significa che non abbiamo un quadro completo del precariato idr, ma abbiamo un’idea degli incaricati al 31/08, per la maggior parte con servizio che supera i 36 mesi, ed è un numero che si discosta notevolmente dai dati presi dalla tabella degli organici. Il comma 6 dell’art.40 del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro 2007, precisa che Il rapporto di lavoro del personale idr assunto con contratto di incarico annuale deve essere strutturato possibilmente in modo da pervenire gradualmente a configurare posti costituiti da un numero di ore corrispondente all’orario d’obbligo previsto, in ciascun tipo di scuola, per i docenti assunti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato. I dati della scheda tecnica però lanciano un allarme sul numero dei cosiddetti “spezzoni” che pare essere decisamente superiore a quello preventivato. Come abbiamo più volte ripetuto, ciò rappresenta un grosso rischio se rapportato alle percentuali di posti concesse alle due procedure concorsuali, appare chiaro, infatti, che il posto per tutti non c’è. Un nuovo elemento di turbamento per i precari storici proviene dall’emendamento 20.27, proposto al DL 75/2023 da alcuni parlamentari (Lupi e altri di NOI Moderati) che indica che i 36 mesi di servizio indispensabili per accedere allo straordinario possano essere svolti sia nella scuola statale che in quella paritaria. Abbiamo più volte rassicurato circa la partecipazione dei colleghi delle scuole paritarie alla procedura ordinaria, un’apertura che non andrebbe a modificare gli equilibri, ma l’estensione alle scuole paritarie anche della procedura straordinaria va ad accorciare ulteriormente una coperta già parecchio limitata per gli IdR precari storici che lavorano nella scuola statale e che non hanno avuto, in questi anni, le opportunità di stabilizzazione previste per i dipendenti del settore privato. Si punta dunque ad allargare la platea di concorrenti ma i posti restano gli stessi. I posti IRC della scuola paritaria, infatti, non andranno certo a concorso. La proposta resta ancora più bizzarra dopo che, negli scorsi giorni, già l’emendamento 20.16 allo stesso DL, sempre a firma Lupi, pareva offrire ai colleghi delle paritarie una via sicura al conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento. Gli occhi dei precari storici restino, dunque, puntati sull' iter dei DL attualmente incardinati alle camere e, poiché, per il concorso IRC, non sarà affatto sufficiente spostare un po’ la seggiola per stare tutti comodi, auspichiamo che nuove proposte emendative possano essere più attente alla situazione lavorativa di tanti docenti a lungo privati di procedure concorsuali e che ora potrebbero trovare una definitiva collocazione senza andare a gravare sulle finanze pubbliche.